La Coppa Davis, il torneo a squadre più antico e prestigioso nel mondo del tennis, si prepara a una nuova trasformazione a partire dal 2025. Dopo la radicale riforma introdotta nel 2019, voluta dall’ex calciatore Gerard Piqué e dal gruppo di investimento Kosmos, che aveva trasformato la competizione in una sorta di Coppa del Mondo con partite concentrate in una sola settimana in una sede unica, si ritorna a un formato più simile a quello tradizionale. Dal prossimo anno, infatti, spariranno i gironi di qualificazione e la competizione adotterà una formula a eliminazione diretta, distribuita in due momenti chiave della stagione: gennaio e settembre.
Nonostante questo ritorno parziale alle origini, i match continueranno a essere disputati al meglio dei tre set, un compromesso studiato per venire incontro alle esigenze dei tennisti, che si trovano già ad affrontare un calendario estremamente fitto. Inoltre, la fase finale a 8 squadre, la cosiddetta “Final 8”, rimarrà prevista per novembre, sebbene la sede non sia ancora stata decisa. Questo cambio di formato potrebbe risvegliare l’interesse per una competizione storica, ma il vero banco di prova sarà riuscire a far convivere il torneo con il fitto calendario del tennis mondiale.
Il nuovo formato della Coppa Davis 2025
Le 12 squadre vincitrici dei playoff del Gruppo Mondiale I e le altre 16 squadre qualificate dai gironi di quest’anno si sfideranno a fine gennaio in un confronto diretto su 5 match (4 singolari e 1 doppio), tutti disputati al meglio dei tre set. Le squadre vincitrici di questi 14 incontri si uniranno poi ai campioni in carica e alla nazione ospitante, già qualificate per il turno di settembre. Da questi scontri, sempre al meglio di 5 partite su due giorni, emergeranno le squadre finaliste, che si contenderanno il titolo nella “Final 8”, prevista anche nel 2025 per novembre.
Dubbi e strategie
Il nuovo calendario solleva però alcune perplessità, specialmente dal punto di vista logistico. Il primo turno di qualificazione sarà infatti previsto subito dopo gli Australian Open, mentre il secondo turno si svolgerà immediatamente dopo gli US Open. Questo pone dei dubbi sulla partecipazione dei giocatori migliori, che potrebbero essere già provati dai tornei del Grande Slam e scegliere di concentrarsi sui tornei ATP, che offrono punti validi per il ranking. Tuttavia, la reintroduzione delle sfide in casa e in trasferta restituisce alla competizione un aspetto strategico importante: la scelta della superficie. La squadra ospitante, infatti, avrà la possibilità di scegliere su quale superficie disputare l’incontro, una variabile che potrebbe rivelarsi decisiva.
Filippo Volandri, capitano della nazionale italiana, ha sottolineato l’importanza di adattarsi a queste variabili: “La scelta della superficie sarà cruciale. Ad esempio, potremmo trovarci a giocare su terra battuta in Sudamerica subito dopo gli Australian Open, o su cemento dopo la stagione americana”.
Le preoccupazioni di Volandri
Non tutti, però, accolgono con entusiasmo il nuovo formato. Uno dei principali timori riguarda proprio la disponibilità dei migliori giocatori. Poiché la Coppa Davis non assegna punti per il ranking ATP, è possibile che molti top player preferiscano concentrarsi sui tornei individuali, lasciando la competizione a margine. Volandri ha espresso il suo scetticismo: “Non è scontato che i migliori tennisti siano subito disponibili dopo un torneo dello Slam. Il rischio è di poter contare sui giocatori più forti solo nelle fasi finali del torneo”.
Nonostante queste incertezze, Volandri si mostra comunque fiducioso nelle capacità della squadra italiana. Grazie a una rosa ampia e talentuosa, l’Italia potrebbe affrontare anche le sfide più complesse, che si tratti di giocare su terra battuta o su campi in cemento