Ha vinto la gara Verstappen, qualificato in testa, seguito da Perez. Leclerc fermato dalla rottura della power unit, Sainz fuori dal podio
Sono cose che capitano, si potrebbe rilevare. Però brucia. D’altra parte l’inizio del 2022 ha visto una situazione opposta al vertice del primo gran premio: doppietta Ferrari, con Leclerc partito dalla pole, Verstappen fermo per guasto alla power unit. Oggi invece ha vinto la gara Verstappen, qualificato in testa, seguito da Perez, con Leclerc troppo presto fermato per rottura alla power unit e Sainz fuori dal podio. Con l’aggravante che nel 2022 anche il messicano non aveva concluso, causa testacoda.
A ben vedere però le Red Bull avevano completato oltre il 90% della gara, quindi per la gloria si erano almeno qualificate. Nella domenica in Bahrain appena terminata, Red Bull è apparsa quindi immediatamente convincente nella velocità assoluta, nel passo e nell’usura e strategia delle gomme. Non ha aiutato la scarsa validità delle medie per queste condizioni, per cui i team sono stati spinti a fare delle scelte più nette: o hard o soft, tanto da condizionare le qualifiche. Anche in casa Ferrari: ieri infatti la pole, secondo dichiarazioni, era stata ‘sacrificata’ per il bene della prestazione della domenica.
Peccato però che il destino abbia voluto altro: uno stop da ‘no power’ dopo una sostituzione di batterie e centralina elettronica (solo due possibili in un anno, da regolamento), sfociato in un mesto parcheggio a bordo pista mentre stava mantenendo una posizione sul podio, non è quello che si aspettava Leclerc dopo il secondo posto del 2022 e un inverno denso di sogni e aspettative. “Sarebbe stato possibile finire al terzo posto”, commenta Vasseur alla fine, ma oltre alla affidabilità “c’era anche un degrado maggiore”.
Ancora presto insomma per trarre conclusioni, ma d’altra parte è iniziato il campionato più lungo della storia con 23 gare. C’è un budget cap più stringente, ma c’è sempre meno tempo per testare i materiali.All’inizio dell’anno, è chiaro che si possono mettere in conto dei problemi tecnici al motore e a suoi accessori, anche se di solito hanno origini più ‘di gioventù, come vibrazioni, surriscaldamento. Ma con i limiti per essere più ‘equi’ e le macchine sempre più complesse, non è facile iniziare la stagione senza preoccupazioni.
Le prime avvisaglie di una domenica difficile, a ben vedere, erano già iniziate al giro 27. Perez aveva passato il monegasco senza grossi problemi e grazie al DRS. Era per Leclerc una posizione guadagnata nelle prime curve dopo la partenza e il suo cambio anticipato dalle soft alle hard al giro 13 avrebbe voluto essere di buon auspicio. Purtroppo la differenza nei tempi giro per giro smentisce la strategia dichiarata da Ferrari ieri.
Poco dopo, comunque, il muretto per Leclerc sceglie di mettere le hard per la seconda volta: una strategia che poteva ulteriormente peggiorare la situazione o magari migliorare con un eventuale stint su soft. Ma non c’è stato modo di verificarlo. Il degrado gestito meglio ha comunque favorito le Red Bull tanto che Perez, nonostante un accumulo di ritardo a causa di un meccanico, che aveva incastrato male una ruota sul mozzo e anche una piccola esitazione dall’addetto al cavalletto anteriore, non ha avuto disagio sul risultato finale. Non c’erano proprio rivali diretti negli specchietti: fra lui e il casco successivo ha messo quasi 27 secondi. Sainz, per un po’ terzo, ha dovuto soccombere al suo maestro e connazionale. Il non più giovanissimo Alonso, che quest’anno raggiungerà i 42 anni, ha guidato con il fuoco dentro, dando spettacolo e raggiungendo l’agognato podio, che non vedeva più dal 2021. Non si può dire che non sia meritato. Intanto l’onore della regia lo ha guadagnato in varie occasioni. Il ‘cinema’ è cominciato con il giro veloce a due terzi di gara per infastidire Hamilton.
Due momenti di ‘lotta’ da manuali in giri successivi per infastidirlo e guadagnarsi una quinta posizione che sarebbe stata già tanto, non erano che l’inizio. Eppure il vecchio compagno di box Nico Rosberg, al commento nella tv satellitare, diceva che Hamilton, dopo essersi fatto infilare per una prima volta, durata solo poche curve, non lo avrebbe fatto più passare. Tempo un giro e Alonso non solo ha passato il sette volte campione, ma gli ha dato anche più di 12 secondi sul traguardo. Il tutto dopo un duello, curva su curva, da vedere e rivedere. E così dopo Hamilton, Alonso ha dato ulteriormente dimostrazione di grande manico per un altro sorpasso ai danni di Sainz: non violento, non scorretto, ma neanche tanto gentile. Il giovane figlio di Carlos, infatti, non ha ceduto molto volentieri la posizione da podio, e così i due hanno fatto divertire non poco il pubblico, senza per fortuna rompere niente né rischiare penalità.
In questa domenica strana, il sesto posto è andato a Lance Stroll, dietro a Hamilton ma capace di tener dietro, seppure a solo 1 secondo, un sempre più costante Russell. Dopo di loro, per chiudere la classifica a punti, un sorprendente ottavo di Bottas rende onore alla scuderia Alfa Romeo. 4 punti incoraggianti per il finlandese più anonimo fra tutti quelli visti in Formula 1, dignitosamente davanti al nono posto di Gasly, il francese che aveva sorpreso l’Italia vincendo a Monza, e il decimo di Albon, che regala un sospiro di sollievo alla Williams. Ultimo a pieni giri il nipponico Tsunoda su Alphatauri, mentre i tre debuttanti provenienti dalla formule minori sono tutti finiti doppiati o ritirati: Sargeant dodicesimo su Williams, De Vries quattordicesimo su Alphatauri e ultimo e non classificato Piastri, che ha concluso solo 13 giri. Una nota di colore è il giro più veloce di Zhou, il pilota cinese nel sedile elvetico dell’Alfa Romeo, oltre 5 km/h di media meglio del tempo più basso di Verstappen: non essendosi classificato nei primi dieci, però, nonostante tale risultato non gli verrà conteggiato l’ambito punto extra.