L’atmosfera delle feste natalizie evoca immagini di abbuffate di dolci, seguite da sonnellini davanti a programmi televisivi che normalmente eviteremmo. Un’immagine familiare a molti di noi. Ma cosa c’entra tutto questo con la Formula E?
Immaginate che i dolci siano idee di format sportivi assemblate dalla FIA e dal promotore Formula E Operations. Alcuni sono stati dimenticati, come il discutibile FanBoost, simile a una caramella dal sapore controverso. Altri, come l’Attack Mode, sono diventati simboli apprezzati.
Ora arriva il “Pit Boost”, una sorta di dolce dal gusto acquisito, pronto a fare il suo debutto probabilmente a Jeddah il 15 febbraio, nella seconda gara del doppio appuntamento in Arabia Saudita. La domanda è: questa nuova introduzione complicherà inutilmente una strategia di gara già complessa?
Un’aggiunta non necessaria?
Dopo la gara di apertura della stagione a San Paolo, l’introduzione delle soste rapide per la ricarica (chiamate “Pit Boost”) potrebbe sembrare superflua. In alcune gare, oltre all’Attack Mode, sarà obbligatoria una sosta ai box per una ricarica che durerà tra i 30 e i 35 secondi.
Seguire le strategie delle vetture in modalità Attack con 350kW su 22 auto non era già un’impresa semplice. Con pneumatici più aderenti e la trazione integrale, la gestione della gara è diventata più dinamica, rendendo le fasi di attacco più emozionanti e imprevedibili.
La gara di San Paolo ne è stata un esempio perfetto: piena di azione e colpi di scena, inclusa una spettacolare uscita di pista del campione in carica a pochi giri dalla fine. I tempi di qualificazione dei primi cinque erano racchiusi in soli 0,090 secondi!
Perché cambiare qualcosa che funziona?
Con una gara così avvincente, molti si chiedono: perché aggiungere le soste ai box? La risposta è semplice: il contratto con i fornitori di attrezzature per il Pit Boost è stato firmato ed è in ritardo. Quindi, per obbligo contrattuale, deve essere implementato.
Tuttavia, i team non sono affatto entusiasti. Il team principal della Maserati MSG, Cyril Blais, esprime preoccupazioni: “Dovremo riflettere attentamente sull’introduzione del Pit Boost. Aggiungerà un ulteriore livello di complessità, interessante per gli ingegneri, ma potrebbe rendere difficile per i fan seguire e capire cosa sta succedendo.”
Le regole che vietano il doppio ingresso ai box penalizzeranno inevitabilmente uno dei piloti dello stesso team. Chi vorrebbe comunicare via radio a Jean-Eric Vergne che il compagno di squadra ha la precedenza?
Vergne stesso è scettico: “Non vorrei che il campionato fosse deciso da un elemento comune non costruito dal nostro team o dal costruttore. È estremamente rischioso e ho dubbi sul lato tecnologico, senza parlare dell’aspetto spettacolare.”
La Formula E rischia di diventare così complicata da perdere la sua narrativa sportiva principale. Aggiungere il Pit Boost potrebbe trasformare un campionato già emozionante in un’esperienza difficile da seguire per il pubblico. Rimane da vedere se questo nuovo ingrediente sarà una dolce sorpresa o un’aggiunta indigesta.